Raccolta stralci della stampa

Riferimento al Catalogo della Stampa dell'Archivio Nicola Ciletti presso la Biblioteca Provinciale di Benevento:

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Michele Marotti,

alla "Promotrice"

in "Vita Del Sannio" anno IX, n.°343, 31 gennaio 1917

Napoli, se non fosse un po' per il caro-viveri e per i Decreti Luogotenenziali concernenti la chiusura dei pubblici esercizi,

non risentirebbe alcuno degli effetti della guerra, tanto la sua vita molteplice e multiforme continua nella normale esplicazione.

Via Roma, arteria sempre pulsante, via Chiaia, la Riviera, l'aristocraticissima Via Caracciolo risuonano in ogni ora di automobili e di carrozze e phaeton, limousine, torpedo vanno e si incrociano lanciando nell'aria il richiamo delle loro sirene e delle loro trombe. Alla promenade signore avvolte in ricche pellicce, sfolgorio di gemme e di occhioni neri od azzurri, cappelli di foggia nuova, elegante, bizzarra: [...] viveurs inpenitenti di tutte le età, brillanti ufficiali di tutte le armi: uomini noti, banchieri, personalità politiche, gaudenti che si affollano, vanno, ritornano tra il breve spazio d'angolo di via Chiaia alle mostre di Van Boll & Feste o di Caflisch scintillanti di specchi, di cristalli, di lampadine elettriche.

E tutta questa gente che frequenta i più aristocratici ritrovi mondani, che s'incontra alle 5 al Tea Room al Gambrinus, alle premieres di S. Carlo, che batte le mani alla Melato ai Fiorentini, che non manca alle Kermesse di beneficenza, non poteva mancare alla più bella festa d'arte dell'annata.

E il giorno della inaugurazione della 38° Mostra d'arte le vaste sale dell'Hall dell'Hotel Excelsior furono meta di tutta la Napoli elegante, intellettuale, artistica. Mentre Venezia copre e riveste il suo patrimonio artistico con capaci difese contro la barbaria austriaca, e sospende la Biennale, Napoli, lontana dalla vita tormentosa delle battaglie e dei pericoli, prepara, a cura della Promotrice, la 38° Mostra che, per la qualità ed importanza delle opere, assume le proporzioni di una grande esposizione e riesce ad interessare a tal punto S.E. il Ministro Ruffini che questi, d' accordo col Comm. Corrado Ricci, dispone che la Giunta superiore di Belle Arti, composta dai signori Comm. Arnaldo Zocchi, Comm. Adolfo Coppedè, Comm. Vincenzo Volpe, si rechi subito a Napoli: notoriamente solo in caso di esposizioni di grande importanza la Giunta Superiore si reca sopra luogo per gli acquisti da parte del Governo.

Gemito, Ximenes, Marino, Chiaromonte, Balestrieri, Santoro, Caprile, De Santis, Migliaro , Forlenza, Ciletti, La Bella, Galante, De Corsi, Prisciandaro; schiera eletta della tavolozza e dello scalpello: uomini già celebri che espongono perché il pubblico ammiri ancora una volta il fascino e la potenza suggestiva delle loro opere, uomini nuovi, giovani artisti, che combattono la loro prima battaglia e che hanno trasfuso nel quadro, nel bronzo, nel marmo, tutta la forza creatrice del loro ingegno perché la prima battaglia sia la prima vittoria, la prima pietra miliare di altre battaglie, di altre vittorie.

Ed è con orgoglio poter annoverare tra i migliori Nicola Ciletti figlio del nostro Sannio: L'arte di questo giovanissimo pittore, ché non ancora è trentenne, poteva essere conosciuta e meritatamente apprezzata nel breve circolo di amici in cui egli ama vivere, ma il pubblico, il gran pubblico che incensurabilmente può decretare un trionfo o segnare una sconfitta, non conosceva o conosceva poco il Ciletti, il quale era da troppo breve tempo in Italia perché la sua opera potesse essere nota: questa mostra è stata una vera rivelazione, un vero trionfo.

"L'ultima medela" quadro acquistato da S. Maestà il Re, prima ancora che fosse aperta l'esposizione, riesce eminentemente suggestivo per la sua ardita concezione: [...] nel primo piano è qui tutta la tragicità del quadro [...] " L'ultima medela ", fa dolorosamente ripensare allo stato di inciviltà delle nostre contrade, ove il pregiudizio e l'empirismo trovano ancora tanti seguaci [...] e suona monito ai nostri governanti per l'abbandono ed incuria in cui sono tenuti i nostri paesi, e dico nostri in quanto il Ciletti si sente profondamente meridionale, ama le nostre contrade, e per la redenzione di esse combatte le più belle battaglie.

Con " I Rimasti ", quadro acquistato dalla Camera di Commercio di Napoli si ha la dolorosa impressione dei lavori dei campi abbandonati a causa della guerra; [...]

Il Ciletti, ribelle nella vita è ribelle nell'arte sfugge da ogni vieto manierismo, non cerca il facile applauso sfruttando sapientemente il fatto del giorno, ma sociologo e pensatore profondo, nelle sue opere manifesta e completa il suo pensiero politico, affrontando con coraggio eroico e con un verismo impressionante i più gravi problemi sociali: potrebbe ben definirsi lo Zola della pittura. Ma quando lavora e dove lavora questo giovanissimo pittore nostro? Il Ciletti non ha e non ha mai avuto uno studio proprio: vita randagia, artista 'bohemien' e filosofo ha trasportato il suo cavalletto, i pennelli ed i colori da una stanza al 5° piano, non più larga di un metro quadrato, alla redazione di un giornale, alle sale del Gabrinus, all'aria aperta, dove insomma poteva e voleva lavorare.

Espone la prima volta, ventenne appena, alla Promotrice di Napoli esordendo con dei riuscitissimi studi di animali. Nel 1908 è all'Esposizione Internazionale Quadriennale di Torino col quadro: " La scelta delle mele " per cui merita le incondizionate lodi di Giovanni Borrelli; per la pittura sana e vigorosa e per il soggetto sociale del quadro è definito pittore di pensiero: i giornali e le Riviste sono piene del suo nome: non dorme sugli allori ed a Roma all'Esposizione Internazionale del 1911 ottiene un immenso successo col suo " Chiaro di luna fra gli ulivi " successo che gli frutta, da parte dell'Associazione Artistica Internazionale l'invito telegrafico ad esporre a Firenze; onore ambito dai più vecchi e noti artisti. Ma l'avventura dell'oltre Oceano lo tenta, l'anima sua irrequieta ed assetata di cose nuove ambisce altri orizzonti e s'imbarca con un biglietto di I° per l'America. E' il periodo avventuroso è il periodo che ha lasciate tracce più profonde nell'anima del pittore, che ha completato la sua educazione artistica, che ha creata la concezione sociale dei suoi quadri.

Ritornato nel 1915 con un modesto biglietto di 3° classe, ma con un bagaglio di idee nuove e discretamente sovversive, per cui affronta non pochi processi, vive per un po' di tempo a S. Giorgio la Molara, ma il fascino della vita tormentosa e tumultuosa della grande città lo riassale ed eccolo a Napoli . Ma chi ricorda più il Ciletti, il giovane pittore del 1905? E' tutto un lavoro da rifare, è tutto un mondo nuovo da crearsi, bisogna essere accolto nel cenacolo degli artisti partenopei, bisogna farsi conoscere ed apprezzare e l'amico nostro inizia il lavoro più difficile della sua vita con tenacia, con ferma volontà di riuscire. E riesce. Salvatore di Giacomo, il cantore gentile dell'anima napoletana, il poeta squisito del sentimento, lo storico cortese ed erudito, conosce ed ama Ciletti e l'astro maggiore irradia di sua l'astro minore. Ed incomincia la vita nuova, vita sempre 'bohemienne, ma feconda, ma creatrice. Chi non ricorda il Ciletti nella prima sala del Gambrinus, fra le 11 e mezzanotte, ritrarre rapidamente ma sempre con intuito felice con correttezza di linea, la testa dei suoi amici? Erano macchie, impressioni a crayon e a colori, eseguite per bizzarria o per divertimento, in breve tempo, con la falsa luce delle lampade elettriche, con gli amici intorno che chiacchieravano, ma pur sempre rassomigliantissimi: veri quadretti. E poi venne Cleo, l'ultima modella del pittore, la Torinesina biondissima dal corpo flessuoso di Salomè, pazzamente innamorata.... dei cioccolatini e delle 'bombes glacèes. l'ho rivista nel terzo quadro esposto dal Ciletti " Desiderio " v'era tutta: dal largo cappello a 'cloches' alle labbra tumide e rosse: nell'espressione del viso e degli occhi vi era il desiderio e l'invito all'amore...

Buona Cleo, ella oggi lontana, non partecipa al trionfo del suo pittore, il suo riso argentino non allieterà la solita brigata di amici, i quali più non si disputeranno il possesso della sua preziosa borsa di argento ed ella più non dirà per noi squisitamente i versi più belli della Cena delle Beffe.

E' la vita, che nel suo turbinio ansante e tumultuoso prende uomini e cose e non concede tempo ai rimpianti

Napoli, gennaio 1917

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