PERCHE' NON INTITOLARE A CILETTI IL LICEO ARTISTICO DI BENEVENTO?


Un nome alle nostre scuole

Domenica Zanin in "Benevento", anno XX, n.° 7, 11 aprile 2003.

Scrivere per dare forza a progetti che onorino la nostra Provincia mi sembra un modo per reagire allo sconforto e all'angoscia che in questi giorni pesano sul nostro spirito. Alla serie di orrori che provengono dai fronti di guerra e ci parlano di tante distruzioni è giusto contrapporre figure di costruttori di bellezza perché là dove si onora il bello si costruisce inevitabilmente la pace.

Ritorno perciò sulla figura di NICOLA CILETTI il nostro grande artista, pittore che ha reso immortali paesaggi, personaggi e atmosfere del Fortore, attingendo ad una sensibilità e ad un'umanità che hanno esaltato le sue forme e i suoi colori. E' stato definito "poeta della nostra gente, custode delle nostre memorie più intime, profeta dei diseredati, degli ultimi, del misterioso popolo dei vinti". La grande tela intitolata "Gli umili", esposta nel 1926 alla Biennale di Venezia e tornata a Napoli, nella Mostra del 2000 a Castel Nuovo, ha ridestato stupore e ammirazione, riproponendo ai Sanniti la memoria di un artista che ha onorato e ci onora in tutto il mondo, dove sono disseminate tante sue opere.

Attivo per molti anni a Napoli, grande amico di Salvatore di Giacomo, presente a New York mentre in Italia nasce il futurismo, Nicola Ciletti esprime un verismo sociale che mostra senso vigile della misura, abbracciando " gli aspetti grandiosi della natura e soprattutto quelli semplici e disadorni che meglio si adattano alla sua resa pittorica intima e immediata". La sua ricerca artistica è continua e si alimenta dei molti ritorni a quel San Giorgio la Molara che lo vedrà protagonista dopo la guerra e i bombardamenti che a Benevento gli distrusse la casa con tanti ricordi, di un'intensa attività politica fatta con generosità ed estremo disinteresse. Lascia l'esperienza amministrativa nel 1952 dopo aver donato al suo paese centinaia di delibere a beneficio di una popolazione che da anni chiedeva giustizia e tranquillità.

Ma un grande merito aveva acquisito dando il suo insegnamento a molti giovani nel tempo in cui gli fu affidato l'insegnamento, a Benevento, in un corso triennale di pittura e di disegno. Guida amorosamente i suoi numerosi allievi all'approccio verso le tele, dando vita a un esperimento di Bottega d'Arte di cui comparve l'elogio su " Il Giornale d'Italia" del 4 giugno 1935, maestro felice di sorreggere, incitare, guidare, con una pedagogia incentrata sulla dedizione e sull'amore. La sua è anche scuola di carattere e di comportamento, è scuola di viva umanità, è scuola che unisce slancio verso l'arte con la pratica della tecnica.

Artista destinato a vivere sempre nelle sue tele, insegnante appassionato che orienta i suoi alunni all'espressione della bellezza, politico coraggioso che raccoglie la volontà di crescita della sua gente, Nicola Ciletti deve essere il nostro orgoglio e presentato ai giovani come figura che incarna quanto di umanità andiamo cercando in questo momento della storia che tanto ci preoccupa per mancanza di certezze.

Lottiamo nella Comunità Europea e nel mondo per difendere e far conoscere la bellezza delle nostre terre, quella dei nostri monumenti, la bontà dei nostri prodotti, l'eleganza e la raffinatezza della nostra moda, le opere cinematografiche dei nostri migliori registi. Perché non potremmo far conoscere e apprezzare un artista così vicino al nostro tempo e all'anima dei nostri luoghi intitolandogli il Liceo Artistico di Benevento, una scuola che è partecipe in tante manifestazioni di una vitalità simile a quella di Nicola Ciletti?

(Domenica Zanin in "Benevento", anno XX, n.° 7, 11 aprile 2003)