Luigi Antonio Gambuti

NICOLA CILETTI, racconto breve dell'uomo e dell'artista, Ed. Realtà Sannita, 2008.


 

 

 

Presentazione del libro di

 

Luigi Antonio Gambuti

NICOLA CILETTI

racconto breve dell'uomo e dell'artista

Edizioni Realtà Sannita

 

 

 

 

San Giorgio la Molara,

9 maggio 2009, ore 18,00

Aula consiliare

 

 
Adottare il libro di Luigi Antonio Gambuti nelle scuole quale lettura di esempio per gli studenti.
 

E’ questa la proposta lanciata dal Provveditore agli Studi di Benevento dott. Mario Pedicini nel corso della presentazione a San Giorgio la Molara dell'ultimo libro del prof. Luigi Antonio Gambuti NICOLA CILETTI, racconto breve dell'uomo e dell'artista. Un’opera che, secondo il Provveditore, merita di essere adottata come testo di lettura in tutte le scuole del territorio per la magistrale ricostruzione sia della personalità del Ciletti, sia del contesto storico nell’ambito del quale si inquadra la figura del pittore.

La cerimonia di presentazione, svoltasi il 9 maggio scorso con la regia del prof. Raffaele Raimondo in qualità di moderatore, ha reso omaggio alla riedizione della biografia del grande pittore sannita, artista sublime e, al contempo, sostenitore infaticabile della dignità della sua gente. Rispetto alla prima stesura del 1983, l’opera si presenta ulteriormente arricchita da pagine inedite - frutto di nuove ricerche e approfondimenti – e da uno splendido apparato iconografico.

Gambuti vanta un intenso e duraturo legame con San Giorgio, dove iniziò la sua professione di direttore didattico negli anni sessanta ed entrò in contatto con l’opera di Nicola Ciletti, appassionandosi profondamente alla sua vicenda artistica, storica e umana.

Giornalista attivo da moltissimi anni, Gambuti ha pubblicato numerose opere e nel corso della sua lunga attività pubblicistica ha ricevuto numerosi premi letterari ed è stato insignito del Premio di Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

L'introduzione del libro è proprio del dott. Mario Pedicini e la prima parte dell’opera è completata da alcuni importanti contributi: il sindaco di San Giorgio la Molara, avv. Luigi Antonio Velia, l'assessore alla cultura della Provincia di Benevento ing. Carlo Falato e Giovanni Fuccio, Consigliere Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti.

 

 

L’intervento del Provveditore, a cui si è accennato, nel porre l’accento sulla straordinaria umanità dei personaggi tracciati dal Ciletti nella sua opera pittorica, ha sottolineato le qualità di giornalista e storico di Gambuti e la passione che lo ha legato a questa terra sin dal suo primo incarico a San Giorgio, negli anni sessanta. Passione ed entusiasmo - come ha sottolineato poi Giovanni Fuccio, Presidente dell’Assostampa Sannita ed editore dell’opera - che lo ha sostenuto in tutta la sua attività, divisa tra la direzione didattica e la scrittura, ma sempre incentrata sui valori essenziali e imprescindibili dell’Uomo. Valori che Gambuti ha saputo indagare e descrivere sempre con grande maestria nei suoi lavori editoriali: "Memorie Sannite" (1996) e "Vaco alla terra" (2006) (entrambi per le Edizioni Realtà Sannita), dimostrando che l’“appartenenza” ad un territorio costituisce una ricchezza insostituibile. La capacità di saper riconoscere e valorizzare l’impronta unica delle proprie radici, rifiutando le omologazioni è, secondo la storica e saggista Domenica Zanin, la vera sfida a cui ci chiama il nostro tempo, e va colta arricchendosi con un continuo scambio culturale, come quello messo in atto dai programmi internazionali di collaborazione lanciati dell’Amministrazione Provinciale di Benevento e descritti dall’Assessore Carlo Falato.

Del resto, il ruolo insostituibile della cultura locale, di cui Ciletti fu poeta e difensore, è stato al centro delle riflessioni di tutti gli oratori ed è stato evidenziato opportunamente sin dall’intervento introduttivo del sindaco di San Giorgio, Luigi Antonio Vella a cui hanno fatto da corollario, più tardi, le considerazioni dell’arch. Massimiliano de Cesaris, progettista – peraltro – dell’istallazione dedicata al pittore che si ammira sulla piazza principale del paese. De Cesaris ha voluto sottolineare alcune assonanze che legano la letteratura delle opere di Gambuti

e la pittura dei quadri di Ciletti a quella musica del compianto Fabrizio de André che sa descrivere la condizione umana con altrettanta infinita poesia.

La stessa lirica che Imperia Ciletti, figlia dell’Artista e presidente dell’Associazione culturale ANC, ha utilizzato, prendendo spunto da alcune pagine della biografia di Gambuti, per disegnare il profilo del pittore attraverso un mosaico di frammenti tratti dal vastissimo assortimento di articoli di giornali e riviste che lo hanno visto protagonista. Questo materiale  oggi costituisce un Fondo specifico in seno alla Biblioteca Provinciale di Benevento.

Il ruolo fondamentale di istituzioni come queste, votate alla conservazione del patrimonio bibliografico, è stato ricordato, a conclusione della serata, da Leandra Modola, giovane direttrice della Biblioteca Parrocchiale “Don Fina”. Dotata di una collezione ricchissima, che conta oggi oltre 30.000 volumi, la struttura connessa al Santuario è stata recentemente rinnovata e resa interamente fruibile. Un organismo che, con una specifica sezione editoriale riservata al Sannio, punta ad assumere un ruolo di eccellenza sia nell’ambito del suo territorio di riferimento che nell’intera Regione. La Modola ha descritto sotto una differente angolazione il lavoro di Gambuti, richiamando le parole del semiologo Umberto Eco che riconosce nel perfetto intreccio tra oggetto raccontato, soggetto narrante e lettore la conferma del valore assoluto dell’opera letteraria.

Al termine dei lavori, il sincero e commosso ringraziamento del prof. Gambuti, a cui è stata quasi strappata la promessa di attendere al più presto ad una nuova opera, ha suggellato la manifestazione tra gli applausi del pubblico intervenuto.

 

 

Alessandro Iazeolla

   

Momenti della manifestazione del 9 maggio

   

Il prof. L.A. Gambuti

 

Il pubblico

 

Il sindaco avv. Luigi Antonio Vella

 

L'Assessore Carlo Falato

 

Il Presidente dell'ANC Imperia Ciletti

 

Il Provveditore Mario Pedicini

L'Editore Giovanni Fuccio

 

La prof.ssa Domenica Zanin

 

La sig,ra Gambuti

 

L'arch. Massimiliano de Cesaris

 

La dott.ssa Leandra Modola

 

Il prof. Raffaele Raimondo

  Il prof. Luigi Antonio Gambuti
     

 

Il prof. Luigi Antonio Gambuti

 

 

Nicola Ciletti, una delle più note figure di artista sannita che ha raggiunto una fama internazionale, rivive in un libro di Luigi Antonio Gambuti.
Si tratta del rifacimento di un'opera simile già pubblicata da Gambuti nel 1983.
Il nuovo lavoro è molto più ricco in quanto l'autore, che non ha mai smesso di studiare ed approfondire la vita e l'opera dell'artista, inserisce nel testo numerose pagine inedite.
Ma il libro è anche bello da sfogliare perché riporta decine e decine di riproduzioni di opere tutte a colori in una pregevole carta patinata.
Accattivante la grafica che è stata curata da Alessandro Iazeolla e di qualità la veste tipografica realizzata dalla Editrice Gerbone di Afragola.
Nella prima parte il libro è arricchito da alcuni contributi come quello del sindaco di San Giorgio la Molara dott. Luigi Antonio Velia; l'assessore alla cultura della Provincia di Benevento ing. Carlo Palato e Giovanni Fuccio, Consigliere Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, mentre l'introduzione è stata vergata dal dott. Mario Pedicini, provveditore agli studi di Benevento.
Quanto all'autore, Luigi Antonio Gambuti, sannita doc di Solopaca, ma trapiantato ad Afragola, vanta un antico legame con la cittadina di S. Giorgio la Molara dove ha iniziato la sua professione di direttore didattico negli anni sessanta restando lì per un notevole lasso di tempo.
Giornalista attivo da antica data ha pubblicato numerose opere tra le quali ricordiamo "Memorie Sannite" (1996) per le Edizioni Realtà Sannita ed ormai esaurito e "Vaco alla terra" (2006) per le Edizioni Realtà Sannita.
Nel corso della sua lunga attività pubblicistica ha ricevuto numerosi premi letterari ed è stato insignito del Premio di Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

da: Realtà Sannita, n° 2 - 1/15 febbraio 2009, pag. 3.    

 

 

 

Luigi Antonio Gambuti,
già Dirigente Scolastico, giornalista, ha firmato articoli, servizi ed inchieste su periodici e quotidiani di tiratura locale e nazionale.
E' direttore responsabile de "
La voce del quartiere",
periodico online napoletano.
 

Ha pubblicato :


"
Nicola Ciletti: racconto breve
dell'uomo e dell'artista
",
Circello, Benevento 1983, pagg. 177

(prima edizione esaurita)


"Sei lettere inedite di Di Giacomo al Pittore

Nicola Ciletti", Tempo Nuovo n° 28,

Napoli, 1984


"Cattolici e politica" edmonì Athena, Napoli, 1986,

pagg. 144


"Per una nuova cultura della scuola",
edizioni di Momentocittà, Afragola,1989


"Spigolature", edizioni di Momentocittà,

Afragola, 1993, pagg. 134


"La dimensione scolastica della legge 5 febbraio '92  n. 104" in: "Scuola e Handicap" edizioni Ecogeses, Napoli-Roma, 1994


"Memorie sannite", edizioni di Realtà Sannita,

Benevento, 1996, pagg. 350


"Vaco a la terra", edizioni di Realtà Sannita,

Benevento, 2006, pagg. 70.


Medaglia d'Oro del Presidente della Repubblica per

meriti di servizio, è stato, altresì, insignito del

Premio di Cultura della Presidenza del Consiglio dei

Ministri, Roma, 1983 e del Premio di Saggistica "Boemondo", Buonalbergo, 1983.

 

E' cittadino onorario di San Giorgio La Molara.

 

 

 

Nicola Ciletti - Racconto breve dell'uomo e dell'artista,

Edizioni Realtà Sannita, pagg. 164, Euro 15,00 di Luigi Antonio Gambuti.

 

 

 

 

 

 

 

Den, mensile del Denaro, anno IX, n. 1, gennaio 2010, pag. 80.

NICOLA CILETTI

Il pittore della terra

L'artista sannita che fu lungamente attivo anche a Napoli è stato ricordato in una monografia di Luigi Antonio Gambuti e in un sito internet

di Andrea Ielardi

 

 

La recentissima pubblicazione di una monografia su Nicola Ciletti, opera di Luigi Antonio Gambuti, offre lo spunto per ricordare questo insigne artista che fu testimone di primo piano dell'arte napoletana ed italiana del Novecento prediligendo, nella sua produzione, specialmente il mondo contadino senza tuttavia disdegnare importanti committenze pubbliche, l'attività didattica di bottega e, sia pur brevemente, anche quella politica.

Nato a San Giorgio La Molara (Benevento) il 9 marzo i883, Niccolò Umberto Ciletti apparteneva ad un'agiata famiglia di commercianti in tessuti e metalli preziosi, ma anziché dedicarsi alla pur redditizia attività egli preferì l'affascinante mondo dell'arte e nel 1900 si iscrisse all'Istituto di Belle Arti di Napoli dove fu allievo di Michele Cammarano e Stanislao Lista. Raggiunta ben presto notevole fama, il giovane pittore sannita espose a Napoli, Torino e Roma, fin quando nel 1911 decise di partire alla volta di New York da dove fece ritorno quattro anni più tardi arricchito dei nuovi stimoli della nascente arte moderna Americana.

A Napoli egli divenne quindi un saldo punto di riferimento in ambito artistico e culturale e, entrato nella cerchia di Salvatore Di Giacomo, si appassionò anche alla fotografia meritando che il suo nome fosse incluso nella lista di artisti ai quali, nel 1916, Boccioni indirizzò il Manifesto dei Pittori Meridionali. Fissata la sua residenza in quello che era stato lo studio di Domenico Morelli in Via della Pace (oggi Via Morelli), Ciletti prese parte a numerosissime mostre, illustrò opere di Di Giacomo e Nicolardi, realizzò molti dipinti (due dei quali vennero acquistati da Vittorio Emanuele) e collaborò inoltre con i più grandi nomi della pittura napoletana dell'epoca affiancato dalla moglie Fryda Laureti, anch'ella pittrice nonché scrittrice e poetessa.

Tornato a Benevento nel 1932, ebbe incarico di eseguire le decorazioni del nuovo palazzo del Consiglio dell'Economia Corporativa ove peraltro, in corso d'opera, tenne fino al 1948 una fiorente scuola laboratorio di disegno e pittura, senza tuttavia abbandonare l'attività espositiva a Milano, Roma e Napoli. In quegli stessi anni Nicola Ciletti divenne anche sindaco del suo paese natale, prima nel 1943 e poi dal 1946 al 1951, e qui si ritirò a vivere pressoché costantemente in un'antica masseria denominata Casa del Serrone che divenne ben presto luogo di ritrovo di artisti ed B intellettuali che la frequentarono attivamente fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1967.

Nonostante i suoi costanti rapporti con l'arte italiana ed internazionale e le importanti committenze pubbliche ottenute nel corso della sua carriera, Ciletti conservò sempre un temperamento artistico indipendente e ribelle alle correnti di moda, rifugiandosi nella sua pittura semplice e straordinaria al tempo stesso, costantemente dedita a raffigurare personaggi, atmosfere e piccole realtà di quel mondo contadino ove egli era nato e dove volle tornare, fuggendo per sempre da un contesto accademico e mondano certamente ricco di stimoli e soddisfazioni, ma anche inappagante ed inadatto ad un artista puro ed ispirato come lui.

Di questo grande artista napoletano d'adozione restano, oltre le opere, anche numerosi documenti e testimonianze grafiche, catalogate con passione e custodite nell'archivio curato e gestito dalla figlia, professoressa Imperia assieme ad un sito internet a lui dedicato, mentre la città di Beneveneto ne ha degnamente onorato la memoria con l'intitolazione di una strada ed un monumento collocato nella villa comunale.

Andrea Ielardi

 

Il Sannio Quotidiano, 11 aprile 2009, pag. 15 

NICOLA CILETTI

IL RACCONTO DELL’UOMO E DELL’ARTISTA

La seconda edizione del libro di Luigi Antonio Gambuti con un testo incisivo e profondo e un bell'apparato iconografico consente di conoscere l'eccezionalità del grande pittore di San Giorgio La Molara

di Alfredo Iannazzone

 

 

Un’intensa e potente rappresentazione di un'esistenza ricca di valori, di un artista completo, nella capacità tecniche ed espressive, e animato da una sincerità, profondità, genuinità di valori totali, trasformandosi in un cantore vivido e splendido, delle sofferenze, delle asprezze, della realtà della condizione materiale delle genti del meridione e del Sannio in particolare, quella fornita da Luigi Antonio Gambuti nel suo libro intitolato "Nicola Ciletti, racconto breve dell'uomo e dell'artista".

Opera pubblicata in seconda edizione, che vede un'arricchita veste editoriale e un arricchito apparato illustrativo (come dice nel suo intervento in prefazione Imperia Ciletti, figlia del compianto artista), e che ripropone i preziosi contenuti testuali (elogiati giustamente dagli altri prefatori: l'editore Giovanni Fuccio - il libro è pubblicato per i tipi delle edizioni "Realtà Sannita", Antonio Velia, Mario Pedicini) della prima. L'autore, dirigente scolastico e giornalista, dà prova con questo suo lavoro della sua felice vena di scrittore e di storico, nell'inquadrare l'esistenza del Ciletti (1883-1967), nella storia, a tratti intensa e drammatica, come non mai, degli anni in cui visse. Dal libro di Gambuti, per farne capire la ricchezza di contenuti, trarremo alcune notazioni relative al percorso esistenziale e artistico del Ciletti.

Correva l'anno 1883 quando "alle nove pomeridiane di venerdì nove marzo" a San Giorgio La Molara apre gli occhi alla vita "Niccolo Umberto Maria, ultimo di nove figli di Agnello Ciletti, benestante commerciante di tessuti e di Giulia Barra, donna di casa figlia di quel Samuele rivoluzionario, confinato dai Borboni nelle assolate terre sangiorgesi". Il piccolo ben presto scoprì la sua irresistibile passione per il disegno e l'arte, alla quale riuscì, nonostante la forte, in un primo momento, resistenza paterna a dedicare la sua vita. Già adolescente si iscrisse alla scuola tecnica di Benevento e poi nel 1900 alla Scuola di Belle Arti di Napoli. Città dove cominciò a frequentare "gli ambienti degli artisti, pittori, scultori, poeti e attori di teatro e fini dicitori" e dare prova della sua bravura con le sue opere. Nel 1903 la sua partecipazione con "riuscitissimi studi di animali" alla "Promotrice di Salvator Rosa di Napoli del 1903". E il ritorno a San Giorgio La Molara dove lavorò in un suo primo studio, circondato "dalla ammirazione dei suoi compaesani". Così apprezzato da essere chiamato dalla comunità di San Marco dei Cavoli a restaurare l'opera seicentesca di stile barocco rappresentante il Rosario, dando un'ennesima prova della sua bravura.

Da lì il primo incontro scontro, dovuto al suo impegno sociale e politico, con la costituzione di una "Lega per il miglioramento" con la realtà sangiorgese. Nel 1911 la partecipazione alla esposizione universale di Roma "col quadro 'Chiaro di luna tra gli ulivi'". Un grande successo che lo porta a entrare a pieno titolo "tra i grossi nomi dell'arte e della cultura napoletana", laddove entra in contatto e interloquisce da pari con tutti i grandi dell'epoca. E "incontra Filippo Tommaso Marinetti e ne ascolta le proposte ... ma il nostro non ne condivide le sue idee, ma soprattutto non approva il modo di imporle, basato sullo scandalo e la provocazione".

Ciletti, grande pittore, universalmente apprezzato, non ama compromessi, e non si uniforma ad alcuna corrente artistica, tanto meno al Futurismo "di" Marinetti. Nel 1911 Ciletti lascia Napoli e si reca in America, a New York, dove resta per tre anni. Laddove assorbe tecniche e influenze artistiche, rafforzando la sua già notevole versatilità e ampiezza di capacità espressive acquisendo - ci dice Gambuti, ricordando un giudizio critico di S. Basile - "scioltezza di mano e quella disinvoltura che gli consente di modificare l'ottocentismo napoletano". Gambuti ricorda alcune tavole di quel periodo, indicative dell'evoluzione artistica dell'interprete. Ritornato in Italia nel 1915 partecipa alla Grande Guerra e torna come protagonista ad esprimersi artisticamente a Napoli, ritraendo soggetti quali vecchie, ragazzi laceri, donne scarne, "un atto di amore - dice Gambuti - l'avvicinarsi scrupoloso di Nicola Ciletti ai drammi esistenziali della gente... un atto di pietà non demagogica, semmai indignata che il nostro praticherà sempre nella sua esistenza a favore degli umili e dei diseredati". Che certo, come ricorda l'autore nel testo, non lo favoriva presso critici e giornalisti. Legati come di solito a conformismo e miopi nei giudizi, pur riconoscendone la bravura (vedi il ricordato Carlo Nazzaro).

Dal 1917 al 1923 la fase più brillante della camera di Ciletti, quella che Gambuti definisce "L'aureo periodo napoletano". Ciletti giganteggia con il valore della sua arte nella 38° mostra curata dalla Promotrice Salvator Rosa, comincia così "un periodo magico" dal 1918 al 1921, i suoi quadri dedicati a rappresentare la condizione degli umili ("I padroni", "Il guardiano dei porci", "L'escluso") ottengono il favore della critica e del pubblico. Arco temporale in cui partecipa con successo a diversi, importantissimi eventi espositivi. Ma permangono nella critica riserve, derivanti dal realismo-verismo, dalla vena e sensibilità sociale del pittore sannita. Come esplicito il critico Saverio Procida, ammonendo su un rischio, a suo avviso immanente: nella ricerca del "dramma nei soggetti ... l’umiltà nei suoi fantasmi, ... in questa unicità di visione ... il pericolo della monotonia". Nel 1924 il matrimonio con Fryda Laureti, il grande amore della sua vita, nel 1925 il successo della mostra personale allestita in via dei Mille; nel 1926 quello legato con la esposizione della tela "Gli umili", alla Biennale di Venezia. Negli anni successivi ancora positivi riscontri. Ma con il fascismo al potere, il Futurismo, con i suoi schemi ingessati da visioni ideologiche diventa arte di regime, quadro di riferimento che assume i connotati di cappa repressiva, fino a vedere giovani artisti (o pseudo artisti) arrogarsi il diritto di esercitare violenza su altre forme e canoni di espressione. Nel 1932 Ciletti avvertì il bisogno, giustificato dalle pressioni cui era sottoposto, come chiunque non volesse omologarsi di ritornare nel natio Sannio.

A Benevento nel 1932 "il Consiglio Provinciale dell'Economia Corporativa gli affida un corso triennale"; trovò così la possibilità di esprimere il suo talento liberamente e di esplicitare le sue capacità di docente. Finito il corso triennale, il conferimento di un nuovo incarico didattico.

Il 13 giugno del 1942 gran successo per una sua personale a Benevento con soggetti ispirati alla realtà delle terre del Sannio ( tra cui "Il vento", "Il porcaro", "Il massaro").

Nel biennio 43-44 Ciletti e la sua famiglia affrontano come tutti il momento più cupo della II guerra mondiale con i bombardamenti che devastano Benevento e anche San Giorgio La Molara.

Al finire delle ostilità, l'esperienza di sindaco del centro sannita, per pressioni e richieste della popolazione. Contrassegnata da attivismo, impegno civico pieno e altruista, intuizioni importanti, come gli interventi in favore dell'educazione e la decisione contrastata dagli oppositori di contrarre un mutuo per costruire un nuovo edificio scolastico (destinato poi a potare il suo nome).

Conclusa l'esperienza politica, un rinnovato impegno artistico, con esposizioni e anni di creatività luminosa e intensa nella casa del Serrone (testimoniata da quadri come "Le portatrici di paglia", e "I falciatori"). La figura nobile e austera, l'ingegno vivissimo, la giovialità aperta, e moderata, del Ciletti non possono che impressionare i numerosi visitatori che riceve negli anni fino alla fine della sua esistenza.

Un libro che si contrassegna per una ricostruzione complessiva sulla vicenda artistica, umana, storica del Ciletti, di assoluto valore e così ben scritta da costituire narrazione avvincente, che rapisce il lettore, spingendo a divorarne le pagine ed ad apprezzare, anche in virtù di uno splendido apparato iconografico, questo straordinario pittore, un grande interprete del XX secolo. Restituendone la cifra esistenziale di anima grande, di ingegno libero, alieno da plagi e falsificazioni, da conformismi, da ottemperanze di maniera all'arte di regime e ai suoi epigoni, e per questo suo essere coraggioso uomo della verità, descrittore della realtà sociale, della sofferenza delle masse urbane, ma soprattutto dei contadini, disposto a pagare il prezzo con dignità e coraggio. 

Alfredo Iannazzone

 

 

 

 

 

 

Trascrizione integrale dell'intervento di Imperia Ciletti, presidente dell'A.N.C., alla presentazione del Libro di L. A. Gambuti

La biografia di Luigi Antonio Gambuti su Nicola Ciletti costituisce da un lato un supporto fondamentale per chi vorrà dedicarsi a studiare e approfondire la complessa opera creativa di questo pittore, dall’altro una piacevole lettura, dallo stile vibrante, moderno e appassionato per chi invece ha solo la curiosità di incontrare la personalità di un artista, avendo l’occasione di “rivivere” in alcuni brani, l’atmosfera di una Napoli scomparsa impregnata ancora di quegli umori artistico – culturali che la fecero splendere. Nel mio breve intervento prenderò spunto dai tanti preziosi rimandi alla stampa dell’epoca riportati in questo “Racconto breve dell’uomo e dell’artista”. Vi attingerò per prendere solo alcuni giudizi e qualche stralcio dal contesto – che potrà dare, penso, il peso della stima e dell’apprezzamento in cui era tenuto Nicola Ciletti nella Napoli di Croce e di Di Giacomo, di Gemito e Mancini. E attingerò anche dall’archivio della stampa raccolto dall’Associazione, comprendente ad oggi oltre 500 articoli pubblicati da giornali e riviste sulla vita e l’opera del pittore. Questo materiale costituisce un fondo specifico presso la Biblioteca Provinciale di Benevento a seguito della donazione effettuata dall’Associazione Archivio Nicola Ciletti nel 1997. Ovviamente, per esigenze di tempo, limiterò i miei accenni solo ad alcuni brevi brani relativi alla parte iniziale e finale della vicenda artistica di Ciletti. Ad esempio, Il Giornale D’Italia del 1909, riporta un interessante articolo, richiamato anche nell’opera del prof. Gambuti a pag, 22. Si tratta di un testo breve, ma è un documento pieno di notizie preziose, che si riferisce ad un periodo in cui Ciletti aveva solo 25-26 anni. Sotto il titolo “Nello studio di un’artista” , il cronista scrive sul numero del 22 marzo: “Non è possibile venire a S. Giorgio la Molara , il paese ricco di ulivi ma purtroppo! Dimenticato da Dio e dagli uomini senza fare visita allo studio di un pittore che sebbene giovanissimo pure si è rivelato un artista di immenso valore il cui nome ormai è già circonfuso dell’aureola della gloria: Nicola Ciletti. L’illustre amico mio – [per]chè io mi onoro della sua amicizia – ha nel suo studio civettuolo moltissimi quadri tra cui “La scelta delle mele “ premiato alla mostra d’arte Internazionale di Torino del 1908. “Ultime medele”  pittura veramente artistica dei costumi sangiorgesi; “Tramonto sulla neve” dalla linea sobria ed elegante; “In chiesa” ieratico e suggestivo [...] .e moltissimi altri. Ora il giovane artista attende a un lavoro fortissimo d’ambiente: “Il consuolo” [...]. Il lavoro è destinato a grande successo”.

Lo studio di cui si parla nell’articolo è la casa – studio dell’Artista già a quel tempo punto d’incontro e di appassionati dibattiti culturali fra i vari artisti che lo frequentano, come Paolo Prisciandaro, Saverio Gatto, Francesco De

Nicola, Nicolas De Corsi. Quest’ultimo vi soggiorna anche per brevi periodi. De Corsi stesso scrive con infinita nostalgia di quegli anni in una lettera indirizzata a Nicola Ciletti del 1942. Dopo il periodo trascorso a New York (1911-1915), Ciletti appena tornato in Italia partecipa alla Esposizione Nazionale D’Arte di Napoli e allestisce una mostra a Milano alla Galleria D’Arte De Conciliis Questa è la presentazione contenuta nel catalogo: “Una rivelazione lo giudicarono all’ultima Esposizione della Salvator Rosa a Napoli; un’affermazione possiamo noi oggi chiamare l’artista che continua l’ascesa fra il consenso unanime: l’artista di una mirabile facilità, dall’arte espressiva e personale. “I rimasti” è, ad esempio, quadro mirabile, commovente e di attualità: canto d’amore e di dolore. [...] Opera grandiosa, colorita con sobrietà, animata da una verità suggestiva: quadro che definisce il pittore umano, profondo intenditore della vita a traverso l’arte”.

Si susseguono molti interessanti avvenimenti d’arte ed è del 1917, ad esempio, un articolo di Michele Marotti apparso in Vita del Sannio del 31 gennaio: “[...] ed è con orgoglio poter annoverare tra i migliori Nicola Ciletti, figlio del Sannio. Questa mostra è stata una vera rivelazione ,un vero trionfo. “L’ultima medela” quadro acquistato da S. Maestà il Re, prima ancora che fosse aperta l’esposizione, riesce immensamente suggestivo per la sua ardita concezione [...] nel primo piano è qui tutta la tragicità del quadro [...]. L’ultima Medela fa dolorosamente ripensare allo stato di inciviltà delle nostre contrade [...] e suona monito ai nostri governanti e dico nostri in quanto il Ciletti si sente profondamente meridionale, ama le nostre contrade e per la redenzione di esse combatte le più belle battaglie. [...] Ciletti, ribelle nella vita è ribelle nell’arte sfugge da ogni vieto manierismo, non cerca il facile applauso sfruttando la moda del giorno, ma sociologo e pensatore profondo, nelle sue opere manifesta e completa il suo pensiero politico, affrontando con coraggio eroico e con verismo impressionante i più gravi problemi sociali. Potrebbe ben definirsi lo Zola della pittura”.

Nel 1919 Ciletti espone alla Floridiana a Napoli. Sua Maestà Vittorio Emanuele III acquista un altro quadro di Nicola Ciletti che ora è parte del Patrimonio d’arte del Quirinale ed è stato recentemente pubblicato nella grande raccolta edita dalla Electa “La Quadreria e le sculture opere dell’Ottocento e del Novecento”. Con ritmo incalzante si susseguono le mostre e i clamorosi successi, tra cui molte mostre personali alla Promotrice e al Circolo Artistico Politecnico, alla I Esposizione Biennale Nazionale della Città di Napoli, alla Fiorentina Primaverile a Firenze, alla Biennale di Venezia, ecc. Tuttavia, nel 1932 Nicola Ciletti lascia Napoli. E’ disposto a pagare il prezzo del suo passato e del suo presente a

rinunciare al meritato futuro per la libertà della sua arte e del suo pensiero insofferente all’Arte di Regime. Non parteciperà a nessuna Biennale, Triennale, Quadriennale Mostre Nazioni e Internazionali Ufficiali, dedicandosi solo a esposizioni personali, ma la stampa continuerà a seguirne la vicenda artistica con centinaia di articoli. Tra le tante mostre, ricordiamo qui solo le ultime due a Roma, che riscuotono un grandissimo successo. Nel 1958 le sue opere sono esposte al Palazzo delle Esposizioni. Fossani sul Corriere delle Nazioni del 23 aprile così commenta: “Ciletti è anche un poeta, cioè un artista che si vale della sua capacità compositiva per meglio esprimere i suoi sentimenti. Indaga nel mondo che lo circonda per cogliere e farne oggetto di educazione morale, i momenti più culminanti della tensione umana. [...]. La tavolozza di Ciletti è pulita, pura, brillante senza chiassosità. La pennellata è quasi sempre larga, densa, rapida e tutte le sue composizioni si appoggiano su una trama disegnativi salda e perfetta. Nelle composizioni di larghe dimensioni [...] emerge la straordinaria capacità di far reggere i piani con armonico equilibrio. Questa è una mostra che interessa coloro che credono nel binomio: tecnica-poesia”.

Nel 1961 Francesco Mennella lo ricorda su Il Mattino del 22 ottobre come “pittore gagliardo, anarchico e volterriano” e nel 1965 Bruno Morini così descrive su Il Giornale d’Italia del 3 marzo la sua ultima mostra alla Galleria San Marco di via del Babuino a Roma. Solo due anni dopo Ciletti scomparirà. “[...] Nello svelare la potenza di un tono, il fascino di un contrasto, la umile poesia o il dramma di un sentimento, d’un momento, egli rivela tuttora una magia che non ha, però, nulla da spartire con quella “alchimistica” di tanti pittori d’oggi i quali al sentimento e alla poesia sostituiscono gli alambicchi delle formule. Come già avemmo occasione di scrivere quasi sette anni fa [...] anche oggi invitiamo i pittori giovani – e quelli fra gli anziani che hanno più o meno volontariamente dimenticato il mestiere della pittura – a visitare questa personale di Ciletti e a sostare a lungo davanti ai quadri: sarà una rinfrescata rigeneratrice per non pochi di essi, e al tempo stesso una utile lezione.”

Le parole di questo autorevole critico d’arte suggeriscono la cifra ed il temperamento dell’opera di Nicola Ciletti, la cui vitalità – a oltre quarant’anni dalla sua scomparsa - è tale da alimentare senza sosta l’interesse degli storici, tra i cui frutti si inserisce il fondamentale contributo del prof. Luigi Antonio Gambuti. E’ anche attraverso questi studi che si consolida la consapevolezza del primario ruolo che Nicola Ciletti occupa nel panorama dell’arte contemporanea.

Imperia Ciletti

 

 

 

 

Alcuni altri echi della pubblicazione

apparsi sulla stampa

Dodicipagine, 17 gennaio 2009

Il Dibattito, 2 febbraio 2009

Cogito, 14 febbraio 2009

Il Sannio Quotidiano, 11 aprile 2009

La voce del Quartiere, 5 maggio 2009

Caserta News, 7 maggio 2009

Cancello ed Arnone News, 7 maggio 2009

Il Roma, 9 maggio 2009

La voce del Quartiere, 16 maggio 2009

Il Quaderno, 17 maggio 2009

Den, anno IX, n. 1, gennaio 2010

L'Associazione Archivio Nicola Ciletti ringrazia il Comune di San Giorgio la Molara per l'organizzazione dell'evento ed in particolare Nazzareno Zembla per la sua insostituibile collaborazione.  

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